Anja Kampmann der hund ist immer hungrig
[il cane ha sempre fame]

Buchcover il cane ha sempre fame

Scheda della casa editrice

Carl Hanser Verlag
Monaco di Baviera 2021
ISBN 978-3-446-26753-4
120 pagine
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Cani che dormono nell'Antropocene

"es war das jahr" è il titolo della poesia che precede come un prologo i cinque cicli successivi: siamo nel 1348, anno in cui si verifica un violento terremoto in Friuli. Poche settimane dopo, la peste scoppia in Italia settentrionale e arriva velocemente ad Avignone, sede dell'esilio papale. Il poema di apertura illustra come Papa Clemente VI, seduto tra due fuochi ("intorno a lui splendeva la paura"), sia sopravvissuto alla peste. Ma non c'è dubbio che la scena storica sia solo una metafora della calamità pandemica che ha attanagliato il mondo moderno nell'anno in cui è stato scritto questo secondo volume di poesie. La copertina riproduce un affresco della sala di caccia del palazzo del Papa e mostra un cacciatore con un cane. Il cane ha sempre fame è il titolo della raccolta, e la poesia da cui è tratto il verso conduce in uno scenario horror di grande attualità, un paesaggio in Canada distrutto dall'industria del fracking.

Anja Kampmann, nata ad Amburgo nel 1983 e residente a Lipsia, è considerata una stella della letteratura tedesca moderna. Il suo acclamato debutto è del 2016 con la raccolta di poesie Proben von Stein und Licht, seguita due anni dopo dal romanzo Wie hoch die Wasser steigen, che è stato inserito, in traduzione americana, nella shortlist del National Book Award 2020. La Kampmann ha anche ricevuto numerosi premi, nomination e riconoscimenti e il suo nome è incluso in tutte le importanti antologie di poesia contemporanea.

Necrologi della natura – è così che potrebbe essere definita gran parte delle nuove poesie della Kampmann. L'autrice volge il suo sguardo alle tracce che l'uomo ha lasciato ovunque sul pianeta, sulla spettacolare e strisciante devastazione dell'Antropocene. Scrive di animali clonati e di esperimenti genetici cinesi, di rifiuti e asfalto, di parchi industriali e pianure di erosione, di ciminiere chimiche sul Danubio e di pipistrelli morti sui rotori delle turbine eoliche, di scomparsa del permafrost, di esodo di talpe e di cani che dormono ignari nelle stazioni di servizio. Scrive anche dei luoghi della sua infanzia e giovinezza in una Germania settentrionale avvolta dalla nebbia, dove, oltre a ricordi personali che non hanno nulla di idilliaco, trova reminiscenze dei crimini di guerra tedeschi.

Ma la poetessa rimane sempre contemplativa e descrittiva, non diventa mai analitica, moralista o polemica. Lo sguardo è distanziato, ma non distaccato, caratterizzato da una fredda malinconia e trae una bellezza peculiare dal bilancio apocalittico, un'estetica austera e calma che non attenua l'orrore, ma apre l'accesso ad esso. Questo potrebbe essere un tipo di poesia politica conforme ai nostri tempi: non agita, ma mostra, ed è sommessa, come se il lamento casuale permettesse alla portata della devastazione di penetrare sotto la pelle più di quanto potrebbe fare ora una dura condanna.

Queste poesie sembrano designate alla traduzione perché possono fare a meno della rima, del metro e di altri effetti formali, affidandosi invece interamente al potere delle immagini e allo spazio associativo delle parole. In questo modo, si avvicinano a una prosa ritmica con una sintassi parzialmente spezzata e una marginatura di sicuro effetto, mentre usano coerentemente le minuscole e fanno ampiamente a meno della punteggiatura.  Il loro contenuto e la loro atmosfera possono essere riportati in qualunque lingua senza perdere nulla.


Tradotto da: Clara Sibilla
Buchcover il cane ha sempre fame

di Kristina Maidt-Zinke

Kristina Maidt-Zinke, critica letteraria e musicale, scrive per la Sueddeutsche Zeitung e collabora alla pagina dei libri della Zeit.
 

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