Fabio Wolkenstein
Die dunkle Seite der Christdemokratie. Geschichte einer autoritären Versuchung
[Il lato oscuro della cristiano-democrazia. Storia di una tentazione autoritaria]
- C.H.Beck Verlag
- Monaco di Baviera 2022
- ISBN 978-3-406-78238-1
- 222 pagine
- Contatto della casa editrice
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Contro il liberalismo e il socialismo: una storia della cristiano-democrazia
Nel suo studio, Wolkenstein ripercorre la storia del cattolicesimo politico in Europa dalla Rivoluzione francese a oggi ponendo l’accento sulla fase in cui, a partire dalla fine del XIX secolo, emersero movimenti e partiti cattolici e, in senso più stretto, cristiano-democratici.
Egli mostra che, fino alla Seconda guerra mondiale, un’ampia corrente della politica di partito cattolica non vedeva la democrazia come la migliore forma di Stato, ma piuttosto la monarchia, lo Stato corporativo o persino la dittatura, e con questa posizione scettica se non addirittura ostile nei confronti della democrazia, fece sua la posizione antimoderna della Chiesa cattolica romana come propria. Allo stesso tempo, però, l’autore afferma: “Da un punto di vista storico, i partiti conservatori hanno spesso giocato un ruolo centrale nella stabilizzazione della democrazia”. Abbiamo quindi a che fare con una corrente politica che riunisce in sé tendenze programmatiche e ideologiche contraddittorie, tra l’altro anche per poter rappresentare diversi milieu come partiti popolari.
Il rapporto del cattolicesimo politico con la Chiesa ne è la prova: Wolkenstein illustra come le idee e le formulazioni di varie encicliche papali si riflettano nelle dichiarazioni programmatiche di molti intellettuali e politici cattolici. Al tempo stesso, molti partiti europei che si consideravano cattolici hanno sempre prestato la massima attenzione nel rimanere politicamente indipendenti dal Papa e dalla Curia.
La cristiano-democrazia dell’Europa occidentale, così come la conosciamo dalla fine della Seconda guerra mondiale sotto forma di partiti decisamente democratici, non può pretendere di essere la “vera cristiano-democrazia”. Viktor Orbán, primo ministro ungherese e leader del partito Fidesz, originariamente liberale, che ora si erge a custode dei valori cristiano-democratici, può a sua volta affermare a ragione che i cristiano-democratici dell’Europa occidentale “non perseguono più da molto tempo una politica tradizionalmente cristiano-democratica”, sostiene Wolkenstein.
A partire dalla fine del XIX secolo il cattolicesimo politico è stato fortemente influenzato dalla dottrina sociale cristiana, che a sua volta costituiva una risposta al rapido sviluppo delle società capitaliste e all’auto-organizzazione politica dei lavoratori nei partiti socialisti. Da allora la politica di ispirazione cristiana, o più precisamente cattolica, è una politica che si oppone in egual misura al liberalismo e al socialismo. Ancora oggi, ad esempio, si può rintracciare nella politica dei partiti dell’Unione tedesca – che, come progetto quasi ecumenico, rappresenta un caso particolare di cristiano-democrazia – una lontana eco della risposta che Papa Leone XIII diede agli accesi antagonismi di classe del suo tempo nell’enciclica Rerum Novarum: “La risposta del Papa alla questione sociale non è l’abolizione della disuguaglianza, ma la sua gestione armoniosa”, scrive Wolkenstein.
Per instaurare l’armonia sociale, tuttavia, non sono necessariamente richieste condizioni democratiche. Ciò che sorprende non è tanto che il cattolicesimo politico presenti numerose tendenze antidemocratiche, ma piuttosto “che ci siano stati anche movimenti democratici”, continua Wolkenstein nella sua analisi. Soltanto l’esperienza dei totalitarismi dello stalinismo e del nazionalsocialismo fa apparire la democrazia sotto una luce migliore per i papi e per molti cattolici. Tuttavia, una politica socio-cristiana di armonizzazione delle condizioni sociali non dipende affatto dal quadro costituzionale della democrazia, come dimostra Wolkenstein servendosi della storia di vari partiti: “Anche molto tempo dopo la Seconda guerra mondiale, in Europa esistevano ancora regimi cattolici decisamente autoritari che si impegnavano per l’integrazione sociale, il compromesso di classe, l’accomodamento di interessi contrastanti e quindi implicitamente anche per il pluralismo”. Come esempio in proposito il docente dell’Università di Vienna cita l’“Estado Novo” dell’ascetico e devoto tecnocrate portoghese Salazar, con il quale molti esponenti dei partiti cristiano-democratici, compresa l’Unione tedesca, intrattenevano ottimi rapporti. Anche dopo la fine della Seconda guerra mondiale, numerosi protagonisti del cattolicesimo politico ritenevano che anche uno Stato corporativo autoritario potesse favorire un armonioso equilibrio di interessi.
L’attuale rinascita dell’autoritarismo cristiano in Ungheria e Polonia appare quindi, così Wolkenstein, solo “un esempio particolarmente visibile del rafforzamento ciclico delle forze tradizionaliste e talvolta anche antidemocratiche in seno ai partiti politici dediti alla difesa dei valori cristiani”. Alla fine del suo libro, molto istruttivo in termini di storia delle idee, rigoroso nelle argomentazioni e di facile lettura, Wolkenstein dimostra che molti cristiano-democratici ancora oggi considerano la politica di Viktor Orbán, ad esempio, degna di essere sostenuta e compatibile con un programma cristiano-democratico. L’autore si astiene dal rivolgere raccomandazioni al campo cristiano-democratico, ma comunque conclude che i cristiano-democratici farebbero bene a “rovistare meno tra le idee dei secoli precedenti” e a seguire invece il motto di Franz Josef Strauß e “marciare in testa al progresso”.
Tradotto da: Isabella Amico di Meane

di Ulrich Gutmair
Ulrich Gutmair è redattore culturale del taz. Di recente è stata pubblicata la traduzione inglese del suo libro sul periodo post-transizione a Berlino: The First Days of Berlin. The Sound of Change (Polity Books).
Scheda della casa editrice
In Ungheria, il partito Fidesz di Viktor Orbán sta sfasciando la democrazia e, nel farlo, fa appello con particolare enfasi alla tradizione cristiano-democratica. Un affronto indecoroso, si potrebbe pensare. Ma quanto, in passato, i partiti cristiano-democratici credevano nella democrazia liberale?
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale l’Europa ha assistito al trionfo della cristiano-democrazia. Statisti assennati come Konrad Adenauer, Alcide de Gasperi e Robert Schuman si sono adoperati con forza per la pace, la ricostruzione e la stabilità in un continente segnato dalla guerra e dalla violenza. Tuttavia, la cristiano-democrazia nell’Europa del dopoguerra aveva anche un lato oscuro: lo spirito autoritario del cattolicesimo politico reazionario continuava a operare al suo interno, come dimostra, per esempio, la malcelata ammirazione di molti cristiano-democratici per dittatori come Franco e Salazar o il rapporto teso con la stampa libera e le istituzioni della democrazia liberale. Attraverso il graduale distacco dalle posizioni conservatrici – avvenuto in Germania soprattutto durante l’era Kohl – la cristiano-democrazia è stata interessata da una persistente spinta verso la democratizzazione. Tuttavia, il prezzo da pagare è stato uno sventramento ideologico. Nel suo libro Fabio Wolkenstein ripercorre la storia lunga e travagliata della cristiano-democrazia in Europa e si chiede a quali tentazioni autoritarie abbia resistito, ma anche a quali abbia ceduto. In questo modo, l’autore traccia un’ampia panoramica fino al presente: quali strategie di conservazione del potere scelgono oggi i partiti cristiano-democratici?
(Testo: C.H.Beck Verlag)