Antje Rávik Strubel
Blaue Frau
[La donna blu]
- S. Fischer Verlag
- Francoforte sul Meno 2021
- ISBN 978-3-10-397101-9
- 432 pagine
- Contatto della casa editrice
Pubblicato in italiano con il sostegno di Litrix.de
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Contro il cinismo del potere
È un’atmosfera che cattura subito. Sin dalla prima pagina del suo romanzo Blaue Frau Antje Rávik Strubel crea una tensione molto speciale. La protagonista, Adina, una giovane ceca che vive in Finlandia, è precipitata in una profonda voragine ed è come paralizzata dalla paura.
In precedenza ha lavorato in un bar e abitato in una casa di legno insieme al compagno Leonides. Ora il suo rifugio è un appartamento dagli arredi modesti dove, a poco a poco, riesce ad affrontare il fattore scatenante del suo stato di shock. E mentre è in ascolto dei rumori di quell’ambiente circostante a lei estraneo, si affaccia sulla scena un secondo piano narrativo. Questo filone, segnalato graficamente dall’iniziale in grassetto, si articola inizialmente in poche frasi per conquistare via via uno spazio crescente. Un io narrante femminile prende la parola, una scrittrice, simile all’autrice, che come lei è immersa nella scrittura. Nel porto di Helsinki questo io narrante conosce la “donna blu”, una figura attraente e allo stesso tempo misteriosa che sembra ravvivare la forza creativa e dominare lo spazio narrativo.
La storia della giovane ceca, nata nel 1984, si dipana lungo tutto il romanzo. Si presenta però in forma frammentaria e va faticosamente ricostruita. Viene a galla così anche la violenza che Adina ha subito. Scene dell’infanzia nell’innevato paese nativo punteggiano la storia d’amore con il docente universitario e diplomatico estone Leonides, che le offre, come si dice, “un attimo di respiro” in Finlandia. Leonides congiunge in sé oriente e occidente, è uno spirito raffinato e lotta per una nuova cultura della memoria che porti alla luce le “zone d’ombra” dello stalinismo. Gli manca però la sensibilità sufficiente per comprendere la sofferenza della compagna. Adina, che aveva già fatto la sua comparsa nel romanzo di Rávik Strubel Unter Schnee (2001), è cresciuta in una casa di donne sentendosi un po’ come “l’ultimo dei mohicani” perché nella zona non c’erano altri ragazzi della sua età. A causa di questa solitudine fatica a adattarsi alle abitudini roboanti della Germania riunita in cui approda nel 2006. La timida ragazza ceca segue un corso di lingua nel quartiere berlinese di Lichtenberg, frequenta gli ambienti di una bohème lesbica e ottiene infine un tirocinio in una tenuta nella regione dell’Uckermark presso un impresario dispotico di nome Razlav Stein. Stein è ossessionato dall’idea di costruire in quella landa desolata un luogo di smercio della cultura e ha bisogno di un moltiplicatore, ossia di qualcuno che possa aprire il portafogli senza problemi. Questa figura è incarnata alla perfezione da Johann Manfred Bengel, un uomo attempato ma immancabilmente in scarpe da ginnastica e con una parolina dolce sulle labbra, che però a quanto pare non riesce a controllare le proprie pulsioni. Quando Adina, che ha accompagnato Leonides a un ricevimento in Finlandia, sente Bengel schiarirsi la gola, la situazione precipita.
La struttura temporale del romanzo è affascinante: Antje Rávik Strubel utilizza con maestria lo stilema epico della prefigurazione; al posto di lunghi flashback, incursioni brevi e improvvise nel passato. Spesso sembra siano i ricordi ad aggredire l’eroina, non lei a richiamare le sue esperienze alla memoria. Le quattro parti da cui è costituito il romanzo sono legate ad altrettanti scenari diversi, e ogni volta un motto preannuncia l’atmosfera dominante. Antje Rávik Strubel però non padroneggia magistralmente solo la drammaturgia ma anche i suoi personaggi, offrendo uno sguardo in una terra personalissima a cavallo di due mondi: “anima slava, design scandinavo”, come Leonides descrive una volta la Finlandia. L’arte narrativa di Antje Rávik Strubel sprigiona poi tutto il proprio fascino quando l’autrice lavora con dissolvenze e sovrapposizioni, sfuma i contorni e dissolve le coordinate spazio-temporali.
Nella parte conclusiva torna in primo piano la figura di Kristiina, di cui Adina sente istintivamente di potersi fidare perché la parlamentare e attivista finlandese le appare libera e indipendente. Blaue Frau narra una storia alla Harvey Weinstein proponendoci una lucida istantanea dei rapporti di potere, intoccabili come apparivano sino a qualche anno fa. Anche se dinanzi alla grande battaglia Adina si tira indietro, comunque si ribella. Nonostante tutta la violenza subita, in lei è rimasto qualcosa di intatto, che nulla ha potuto scalfire.
Tradotto da: Isabella Amico di Meane
di Maike Albath
Maike Albath, giornalista e critico letterario, lavora per le emittenti radiofoniche Deutschlandfunk e Deutschlandfunk Kultur. Scrive inoltre per la «Süddeutsche Zeitung». Con la casa editrice Berenberg Verlag ha pubblicato i libri Der Geist von Turin (2010), Rom, Träume (2013) e Trauer und Licht (2019).
Scheda della casa editrice
Adina è l’ultima teenager del suo paese, nella regione ceca dei Monti dei Giganti, e sin da piccola si sente attratta dai paesi lontani. Frequentando un corso di lingue a Berlino conosce la fotografa Rickie, grazie alla quale ottiene un tirocinio in un centro culturale in fase di realizzazione nella regione dell’Uckermark. Vittima di uno stupro che nessuno prende sul serio e che la fa sentire invisibile agli occhi del mondo, dopo lungo girovagare Adina approda a Helsinki. Nell’albergo dove lavora in nero incontra Leonides, un docente universitario estone deputato della UE che si innamora di lei. Mentre lui si impegna in difesa dei diritti umani, Adina cerca una via di fuga dal suo esilio interiore.
Blaue Frau racconta con parole toccanti degli iniqui presupposti dell’amore, degli abissi dell’Europa e del modo in cui si finisce per trasformare l’inconcepibile in qualcosa di normale.
(Testo: S. Fischer Verlag)