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Buchcover E in mezzo: noi

Julya Rabinowich Dazwischen: Wir
[E in mezzo: noi]

Sovvenzioni per le traduzioni
Pubblicato in italiano con il sostegno di Litrix.de

Guardare avanti, mai indietro

L’austriaca Julya Rabinowich ha conosciuto una fama improvvisa nel 2016 con la pubblicazione del suo primo romanzo per ragazzi Dazwischen: Ich (E in mezzo: io, trad. it. di Beate Baumann, Besa Muci, 2021). Nata nel 1970 a Leningrado (oggi San Pietroburgo), l’autrice, interprete e giornalista pubblica ora, sei anni dopo, Dazwischen: Wir, seguito di Dazwischen: Ich. E ancora una volta ci troviamo davanti a letteratura per ragazzi di altissimo livello.

Chi non conosce Dazwischen: ich si è indubbiamente perso qualcosa! Ma orientarsi in questo secondo romanzo senza conoscere il primo non è certo un problema, poiché con grande maestria l’autrice inserisce quasi casualmente nella narrazione informazioni importanti del primo libro sotto forma di lettere, ricordi e sogni. Così, poco a poco, scopriamo cos’è successo dopo la pericolosa fuga della famiglia di Madina dalla patria africana.

Da ormai più di due anni la ragazza vive con la madre, il fratello e la zia nell’Europa centrale. Da dove viene non è importante. I quattro ora hanno una casa, dei buoni amici e sono al sicuro. La vita al centro di accoglienza, con tutte le sue limitazioni, è ormai solo un brutto ricordo. Madina frequenta addirittura il liceo. Potrebbe andare tutto bene, invece il padre continua a essere disperso in guerra, la madre è caduta in depressione e dei gruppi di estrema destra minano la tranquillità della cittadina.

La sua conoscenza della nuova lingua costringe Madina a prendere in mano la gestione della famiglia. A volte va tutto liscio e lei è orgogliosa della sua situazione e felice per le numerose libertà di cui può godere, a differenza della vita che conosceva in patria. Ma spesso sente che tutto questo è troppo per lei: deve occuparsi del fratello minore e della madre, difendersi da ostilità di stampo razzista e affrontare i traumi che la tormentano. Perché la guerra dalla quale la sua famiglia è scappata era terribile e, poiché suo padre era medico, lei l’ha vissuta fin troppo da vicino.

Julya Rabinowich descrive la sua protagonista, sportiva e intelligente, con una sensibilità che lascia intuire come lei stessa conosca personalmente le amare esperienze della migrazione e dell’essere stranieri nella propria nuova patria. Ma Madina non si arrende, vuole “guardare avanti, mai indietro”. Oscillando tra felicità e rabbia, gioia e disperazione, diventerà adulta troppo in fretta.

Il romanzo è il diario di Madina. In questo modo possiamo guardare dritto nel suo cuore e nella sua testa, vivere da vicino la sua rabbia e i suoi desideri, le sue paure, le sue nostalgie. Con tono carico di emozione ma mai lacrimevole, poetico ma mai patetico, spesso serio ma poi di nuovo ironico, la giovane protagonista racconta di un anno difficile ma anche bello.

L’autrice manca volutamente di specificare dove sia ambientato di preciso il romanzo. E dopotutto è indifferente se ci si trovi in Germania o in Austria. Le differenze culturali hanno tutte un loro peso, sono riconoscibili ogni giorno: il colore della pelle, i vestiti, le scarse conoscenze linguistiche e la mancata indipendenza della madre. E proprio in Paesi nei quali in molti arrivano dall’Africa con terribili esperienze di guerra e di fuga alle spalle, questo romanzo è particolarmente attuale. E ancora di più lo è, purtroppo, in tutta Europa in questo 2022, l’anno della guerra in Ucraina.

Con la sua lingua semplice e chiara, le sue formulazioni delicate e le immagini di grande effetto, il romanzo pone certamente più di qualche sfida ai traduttori. La scrittura stessa diventa per Madina un punto fermo nella ricerca della propria strada: per restituire questo ci vogliono grandi capacità di immedesimazione, precisione e sensibilità linguistica.

Con il loro sguardo partecipe e allo stesso tempo caparbio sulla vita “in mezzo”, i libri di Julya Rabinowich occupano un posto speciale tra gli ormai numerosi romanzi per ragazzi che affrontano temi come l’immigrazione, il sentirsi stranieri e la xenofobia. Anche il suo tono agile sta in un certo senso “in mezzo”, tiene cautamente in equilibrio forza e insicurezza, coraggio e timidezza. E alla fine vorremmo tanto sapere come andranno le cose a Madina e alla sua famiglia nel prossimo anno scolastico!  

Tradotto da: Valentina Freschi
Buchcover E in mezzo: noi

di Sylvia Schwab

Sylvia Schwab è una giornalista radiofonica, specializzata in letteratura per bambini e ragazzi. Fa parte della giuria dei “Besten 7” di Deutschlandfunk e Focus, e lavora per Hessischer Rundfunk, Deutschlandfunk e Deutschlandradio-Kultur.